Narrare dopo “Centuria”: i racconti sbagliati e ‘impossibili’ di “Tutti gli errori”
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2785-2288/16581Parole chiave:
Manganelli, Tutti gli errori, forme brevi, spazi, labirintoAbstract
Dopo aver sperimentato con Centuria le variazioni seriali di microracconti, Manganelli si discosta dall’opzione per le forme brevi condivisa con autori quali Calvino, Parise, Wilcock, Malerba per intraprendere con Tutti gli errori (1986), la sua ultima silloge di racconti, una riflessione sui generi letterari e la convenzioni narrative che trova conferma nelle pagine teoriche del saggio Che cosa non è un racconto, tratto dal volume Il rumore sottile della prosa (1994). L’articolo procede a un’analisi delle trasformazioni che l’impianto del racconto impossibile o sbagliato impone a classici motivi dell’immaginario manganelliano come il viaggio infero, l’amore asimmetrico, la dimora infestata, la natura discenditiva dell’uomo.
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