Assenza e riverbero di una voce non umana ne «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino e «Giuramenti» del Teatro Valdoca

Autori

  • Elena Camaeti Università di Bologna

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2785-2288/21392

Parole chiave:

bosco, espressione vocale, Italo Calvino, linguaggio, Teatro Valdoca

Abstract

A partire da alcune considerazioni della filosofa Adriana Cavarero riguardo alla tradizionale opposizione phoné/logos, l’articolo approfondisce il concetto di voce boschiva, cercando di ristabilire il ruolo centrale del corpo come mezzo di espressione vocale: la parola scritta è viva, dal momento che è stata innanzitutto sonora, corporea, significativa. Al fine di mostrare come un testo letterario possa incorporare una voce minore – l’alterità sonora del bosco – verrà proposta l’analisi di due casi limite. Da una parte, la voce inudibile del bosco ne Il Castello dei destini incrociati di Italo Calvino – apparentemente una voce in assenza – si dimostra tanto potente da privare del linguaggio anche gli uomini che attraversano tale luogo. Dall’altra, l’ascolto quotidiano del bosco nello spettacolo Giuramenti del Teatro Valdoca conduce alla trascrizione/traduzione di questa voce in versi poetici, rendendo così possibile – per riverbero – l’entrata del bosco nella pratica performativa e di scrittura.

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Pubblicato

2025-02-28

Come citare

Camaeti, E. (2024). Assenza e riverbero di una voce non umana ne «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino e «Giuramenti» del Teatro Valdoca. Finzioni, 4(8), 18–35. https://doi.org/10.6092/issn.2785-2288/21392

Fascicolo

Sezione

Strategie