Il «parlare senza suono» del fantasma. Morselli e la voce come persistenza
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2785-2288/21407Parole chiave:
voce, fantasma, Morselli, persistenza, mortoAbstract
Nel romanzo Dissipatio H.G. di Guido Morselli, l’umanità scomparsa lascia al protagonista diverse tracce della sua persistenza, tra cui spicca la voce. Il presente contributo intende indagare la voce come persistenza del fantasma, in senso lacaniano, e come presenza che travalica la fine. La voce in Dissipatio H.G. si manifesta in tre forme: la voce registrata, come i «relitti fonico-visivi» all’inizio del romanzo, la voce del fantasma, con cui si manifesta l’amico del protagonista, e la voce come musica. L’analisi vuole chiarire come la voce del fantasma sia sempre phoné semantiké, tanto che il protagonista afferma per l’amico: «Udivo il suo parlare senza suono, ne ricevevo il significato». Vi sarà anche l’apertura a una phoné femminile attraverso lo studio dell’inedito Uonna, in cui la protagonista Fenimore, cantante intersex, ha successo per la sua voce sovrumana. Il protagonista di Dissipatio H.G. pensa di avere delle allucinazioni che gli fanno sentire la voce dell’amico morto prima della dissipazione, anche se poi ammette che «era una voce viva». Ma è proprio questo il punto: la voce può essere viva solo in quanto voce di un morto.
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